Tutti i bimbi sono angeli

Powered by it.groups.yahoo.com

mercoledì 15 luglio 2009

16 luglio Madonna del Monte Carmelo

16 Luglio

image Per saperne di più sui Santi del giorno...

Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

(memoria facoltativa)

Il primo profeta d'Israele, Elia (IX sec. a.C.), dimorando sul Monte Carmelo, ebbe la visione della venuta della Vergine che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte, portando la pioggia e salvando Israele dalla siccità. In quella immagine tutti i mistici cristiani e gli esegeti hanno sempre visto la Vergine Maria che, portando in sé il Verbo divino, ha dato la vita e la fecondità al mondo.

Un gruppo di eremiti, Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, costruirono una cappella dedicata alla Vergine sul Monte Carmelo. I monaci carmelitani fondarono, inoltre, dei monasteri in Occidente.

Il 16 luglio del 1251 la Vergine, circondata da angeli e con il Bambino in braccio, apparve al primo Padre generale dell'Ordine, (san) Simone Stock, al quale diede lo « Scapolare » col « Privilegio Sabatino », ossia la promessa della salvezza dall'inferno, per coloro che lo indossano e la liberazione dalle pene del Purgatorio il sabato seguente alla loro morte.

Nelle “Cronache del Carmelo” sono riportati numerosi e autentici prodigi relativi allo “Scapolare” fra cui :

Agli inizi del XX sec., a Ashtabula (Ohio), un uomo, attraversando imprudentemente il passaggio a livello fu letteralmente tagliato in due. Alla sorpresa generale resta in vita e reclama i soccorsi di un prete; quest'ultimo arriva e sente la confessione dell'uomo rimasto cosciente per tre quarti d'ora. Dopo aver ricevuto l'estrema unzione, questo peccatore, riconciliato “in extremis” con Dio, muore in pace. Sul suo petto fu trovato lo Scapolare.

Lo Scapolare salva ancora un prete francese colpito a bruciapelo da un proiettile mentre celebrava la messa. Miracolosamente lo Scapolare aveva fatto da scudo in quanto il proiettile fu ritrovato incollato su di esso.

Anche S. Alfonso Maria de’ Liguori e Don Bosco portavano lo Scapolare e, in ambedue i casi, alla loro riesumazione ai fini dei processi di beatificazione, i loro corpi erano ridotti in polvere mentre gli Scapolari erano rimasti intatti (lo Scapolare di S. Alfonso è esposto al Monastero S. Alfonso di Roma).

S. Pio X, con decreto “Cum Sacra” del 16 dicembre 1910, ha concesso la facoltà di sostituire lo Scapolare di tessuto (lana) con una medaglia a causa del rapido deterioramento della stoffa nei paesi caldi. Questa concessione è stata, in seguito, estesa in tutto il mondo. La medaglia (benedetta secondo una formula di benedizione dei Carmelitani) deve comportare da una parte Nostro Signore che mostra il suo Cuore e dall'altra la Vergine Maria del Monte Carmelo.

A Fatima le Apparizioni si conclusero con la visione della Madonna del Carmelo. Lucia, fattasi poi carmelitana scalza, disse che nel messaggio della Madonna « il Rosario e lo Scapolare sono inseparabili ».

Papa Pio XII affermò che “chi lo indossa viene associato in modo più o meno stretto, all’Ordine Carmelitano”, aggiungendo “quante anime buone hanno dovuto, anche in circostanze umanamente disperate, la loro suprema conversione e la loro salvezza eterna allo Scapolare che indossavano! Quanti, inoltre, nei pericoli del corpo e dell’anima, hanno sentito, grazie ad esso, la protezione materna di Maria! La devozione allo Scapolare ha fatto riversare su tutto il mondo, fiumi di grazie spirituali e temporali ”.

Altri papi ne hanno approvato e raccomandato il culto come il Beato Giovanni XXIII e il Servo di Dio Giovanni Paolo II che scrisse ai padri Joseph Chalmers e Camilo Maccise, dell'Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo : « Anch'io porto sul mio cuore, da tanto tempo, lo Scapolare del Carmine! Per l'amore che nutro verso la comune Madre celeste, la cui protezione sperimento continuamente, auguro che quest'anno mariano aiuti tutti i religiosi e le religiose del Carmelo e i pii fedeli che la venerano filialmente, a crescere nel suo amore e a irradiare nel mondo la presenza di questa Donna del silenzio e della preghiera, invocata come Madre della misericordia, Madre della speranza e della grazia. Con questi auspici, imparto volentieri la Benedizione Apostolica a tutti i frati, le monache, le suore, i laici e le laiche della Famiglia carmelitana, che tanto operano per diffondere tra il popolo di Dio la vera devozione a Maria, Stella del mare e Fiore del Carmelo! » (Dal Vaticano, 25 marzo 2001, Joannes Paulus II)

Per approfondimenti : Lo Scapolare Carmelitano



Fonti: santiebeati.it; digilander.libero.it ; Le Scapulaire du Mont-Carmel (Ed. 1996) libera traduzione di gpm (« RIV. »).

domenica 12 luglio 2009

Le mani del Sacerdote

Le mani del Sacerdote

Oh, se si pensasse che le mani sacerdotali sono più sacre di un calice consacrato, non si giudicherebbe inutile baciarle e non si avrebbe l'ardire di stringerle a modo profano. Stringere la mano sacerdotale per saluto è una mancanza di rispetto, stringerla con un'intenzione non retta è molto più sacrilego che se si prendesse un calice dell'Altare per bervi. Quella mano è di Dio, e si è distesa sulle ginocchia del Vescovo per giurare a Dio solo la fedeltà dell'amore, come il servo di Abramo pose la sua mano sotto la coscia del padrone per giurargli che non avrebbe mai profanato la sua stirpe. Il Sacerdote è servo di Dio e le sue mani consacrate sono il segno della sua giurata fedeltà ; non possono stringersi in amicizia terrena, ma solo possono essere baciate some calice di Dio. Tu che baci un'oleografia con devozione, non bacerai la mano segnata con l'Olio santo, sulla quale la grazia dello Spirito Santo oleografò la Croce del Redentore e impresse il segno della grazia?

O Gesù mio, come potrei io tendere queste mani, al mondo, al giuoco, al denaro, alle brutture della carne? Io che non sopporto di vedere in un luogo immondo la Croce, sia pure segnata su di un giornale, come potrei mettere in luoghi obbrobriosi di peccato il mio cuore e la mia mano, più sacri di un Calice?

Don Dolindo Ruotolo



venerdì 10 luglio 2009

Oggi 11 luglio San Benedetto da Norcia, Abate

11 Luglio

image Per saperne di più sui Santi del giorno...

San Benedetto da Norcia, Abate

Patrono d’Europa (festa)

Dalla Catechesi di Papa Benedetto XVI (9 aprile 2008)

Cari fratelli e sorelle,

vorrei oggi parlare di san Benedetto, Fondatore del monachesimo occidentale, e anche Patrono del mio pontificato. Comincio con una parola di san Gregorio Magno, che scrive di san Benedetto: “L’uomo di Dio che brillò su questa terra con tanti miracoli non rifulse meno per l’eloquenza con cui seppe esporre la sua dottrina” (Dial. II, 36). Queste parole il grande Papa scrisse nell’anno 592; il santo monaco era morto appena 50 anni prima ed era ancora vivo nella memoria della gente e soprattutto nel fiorente Ordine religioso da lui fondato. San Benedetto da Norcia con la sua vita e la sua opera ha esercitato un influsso fondamentale sullo sviluppo della civiltà e della cultura europea. La fonte più importante sulla vita di lui è il secondo libro dei Dialoghi di san Gregorio Magno. Non è una biografia nel senso classico. Secondo le idee del suo tempo, egli vuole illustrare mediante l’esempio di un uomo concreto – appunto di san Benedetto – l’ascesa alle vette della contemplazione, che può essere realizzata da chi si abbandona a Dio. Quindi ci dà un modello della vita umana come ascesa verso il vertice della perfezione. San Gregorio Magno racconta anche, in questo libro dei Dialoghi, di molti miracoli compiuti dal Santo, ed anche qui non vuole semplicemente raccontare qualche cosa di strano, ma dimostrare come Dio, ammonendo, aiutando e anche punendo, intervenga nelle concrete situazioni della vita dell’uomo. Vuole mostrare che Dio non è un’ipotesi lontana posta all’origine del mondo, ma è presente nella vita dell’uomo, di ogni uomo.

Questa prospettiva del “biografo” si spiega anche alla luce del contesto generale del suo tempo: a cavallo tra il V e il VI secolo il mondo era sconvolto da una tremenda crisi di valori e di istituzioni, causata dal crollo dell’Impero Romano, dall’invasione dei nuovi popoli e dalla decadenza dei costumi. Con la presentazione di san Benedetto come “astro luminoso”, Gregorio voleva indicare in questa situazione tremenda, proprio qui in questa città di Roma, la via d’uscita dalla “notte oscura della storia” (cfr Giovanni Paolo II, Insegnamenti, II/1, 1979, p. 1158). Di fatto, l’opera del Santo e, in modo particolare, la sua Regola si rivelarono apportatrici di un autentico fermento spirituale, che mutò nel corso dei secoli, ben al di là dei confini della sua Patria e del suo tempo, il volto dell’Europa, suscitando dopo la caduta dell’unità politica creata dall’impero romano una nuova unità spirituale e culturale, quella della fede cristiana condivisa dai popoli del continente. È nata proprio così la realtà che noi chiamiamo “Europa”.

La nascita di san Benedetto viene datata intorno all’anno 480. Proveniva, così dice san Gregorio, “ex provincia Nursiae” – dalla regione della Nursia. I suoi genitori benestanti lo mandarono per la sua formazione negli studi a Roma. Egli però non si fermò a lungo nella Città eterna. Come spiegazione pienamente credibile, Gregorio accenna al fatto che il giovane Benedetto era disgustato dallo stile di vita di molti suoi compagni di studi, che vivevano in modo dissoluto, e non voleva cadere negli stessi loro sbagli. Voleva piacere a Dio solo; “soli Deo placere desiderans” (II Dial., Prol 1). Così, ancora prima della conclusione dei suoi studi, Benedetto lasciò Roma e si ritirò nella solitudine dei monti ad est di Roma. Dopo un primo soggiorno nel villaggio di Effide (oggi: Affile), dove per un certo periodo si associò ad una “comunità religiosa” di monaci, si fece eremita nella non lontana Subiaco. Lì visse per tre anni completamente solo in una grotta che, a partire dall’Alto Medioevo, costituisce il “cuore” di un monastero benedettino chiamato “Sacro Speco”. [...]

Nell’anno 529 Benedetto lasciò Subiaco per stabilirsi a Montecassino...Secondo Gregorio Magno, l’esodo dalla remota valle dell’Anio verso il Monte Cassio – un’altura che, dominando la vasta pianura circostante, è visibile da lontano – riveste un carattere simbolico: la vita monastica nel nascondimento ha una sua ragion d’essere, ma un monastero ha anche una sua finalità pubblica nella vita della Chiesa e della società, deve dare visibilità alla fede come forza di vita. Di fatto, quando, il 21 marzo 547, Benedetto concluse la sua vita terrena, lasciò con la sua Regola e con la famiglia benedettina da lui fondata un patrimonio che ha portato nei secoli trascorsi e porta tuttora frutto in tutto il mondo.

Nell’intero secondo libro dei Dialoghi Gregorio ci illustra come la vita di san Benedetto fosse immersa in un’atmosfera di preghiera, fondamento portante della sua esistenza. Senza preghiera non c’è esperienza di Dio. Ma la spiritualità di Benedetto non era un’interiorità fuori dalla realtà. Nell’inquietudine e nella confusione del suo tempo, egli viveva sotto lo sguardo di Dio e proprio così non perse mai di vista i doveri della vita quotidiana e l’uomo con i suoi bisogni concreti. Vedendo Dio capì la realtà dell’uomo e la sua missione. [...]

Paolo VI, proclamando nel 24 ottobre 1964 san Benedetto Patrono d’Europa, intese riconoscere l’opera meravigliosa svolta dal Santo mediante la Regola per la formazione della civiltà e della cultura europea. Oggi l’Europa – uscita appena da un secolo profondamente ferito da due guerre mondiali e dopo il crollo delle grandi ideologie rivelatesi come tragiche utopie – è alla ricerca della propria identità. Per creare un’unità nuova e duratura, sono certo importanti gli strumenti politici, economici e giuridici, ma occorre anche suscitare un rinnovamento etico e spirituale che attinga alle radici cristiane del Continente, altrimenti non si può ricostruire l’Europa. Senza questa linfa vitale, l’uomo resta esposto al pericolo di soccombere all’antica tentazione di volersi redimere da sé – utopia che, in modi diversi, nell’Europa del Novecento ha causato, come ha rilevato il Papa Giovanni Paolo II, “un regresso senza precedenti nella tormentata storia dell’umanità” (Insegnamenti, XIII/1, 1990, p. 58). Cercando il vero progresso, ascoltiamo anche oggi la Regola di san Benedetto come una luce per il nostro cammino. Il grande monaco rimane un vero maestro alla cui scuola possiamo imparare l’arte di vivere l’umanesimo vero. © Copyright 2008 - Libreria Editrice Vaticana

Per leggere la Catechesi integrale : San Benedetto da Norcia



Fonte: vatican.va («RIV.»).



Preghiera sulle offerteGuarda, Signore, le offerte che ti presentiamo nella festa di san Benedetto abate, e fa' che sul suo esempio cerchiamo te solo, per meritare i doni dell'unità e della pace. Per Cristo nostro Signore.









___________________________________________________________________________________________________________________________


http://pregateconme2.blogspot.com/

"Tutto per il Cuore di Gesù, attraverso il Cuore di Maria"
http://photos-g.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc1/hs004.snc1/4154_1076870998195_1118831593_30193014_7519218_n.jpg
Ogni mattina dedicate almeno cinque minuti di preghiera al Sacro Cuore di Gesù e al mio Cuore Immacolato perché vi riempiano di sè. Il mondo si è dimenticato di venerare i Sacri Cuori di Gesù e Maria. In ogni casa siano poste le immagini dei Sacri Cuori e ogni famiglia li veneri. Supplicate ardentemente il mio Cuore e il Cuore di mio figlio e riceverete tutte le grazie. Consacratevi a noi. Non è necessario ricorrere a particolari preghiere di consacrazione. Potete farlo anche con parole vostre, secondo quello che sentite. (Messaggio del 2 luglio 1983-Medjugorie)

giovedì 9 luglio 2009

Pregate, pregate, pregate

Il Santo Rosario

Our Lady of Fatima
Il Santo Rosario

"Recitate il Rosario tutti i giorni...
Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori...
Sono la Madonna del Rosario.
Solo Io vi potrò soccorrere.
...Alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà ".
La Madonna a Fatima
La parola Rosario significa "Corona di Rose". La Madonna ha rivelato a molti che ogni volta che si dice una Ave Maria è come se si donasse a Lei una bella rosa e che con ogni Rosario completo Le si dona una corona di rose. La rosa è la regina dei fiori, e così il Rosario è la rosa di tutte le devozioni ed è perciò la più importante. Il Santo Rosario è considerato una preghiera completa perché riporta in sintesi tutta la storia della nostra salvezza. Con il Rosario infatti meditiamo i "misteri" della gioia, del dolore e della gloria di Gesù e Maria. E' una preghiera semplice, umile così come Maria. E' una preghiera che facciamo insieme a Lei, la Madre di Dio, quando con l'Ave Maria La invitiamo a pregare per noi, la Madonna esaudisce sempre la nostra domanda, unisce la sua preghiera alla nostra. Essa diventa perciò sempre più efficace, perché quando Maria domanda sempre ottiene, perché Gesù non può mai dire di no a quanto gli chiede sua Madre. In tutte le apparizioni la Mamma celeste ci ha invitato a recitare il Rosario come arma potente contro il male, per portarci alla vera pace. "La corona del Rosario è come un serto di rose profumate e multicolori ai piedi di Maria". Può sembrare una preghiera ripetitiva ma invece è come due fidanzati che si dicono l'un l'altro tante volte "ti amo"...
Una pratica devota pregando il Rosario per ottenere qualunque richiesta è la "Novena del Rosario di 54 giorni" in onore della Madonna del Rosario di Pompei.
IL Santo Padre Giovanni Paolo II nella lettera apostolica ROSARIUM VIRGINIS MARIAE del 16/10/2002 dedicata al Rosario ha istituito 5 nuovi misteri chiamati Misteri della Luce. Il Papa ha proclamato l'anno dal 16 ottobre 2002 al 16 ottobre 2003 anno del Rosario.
I
Misteri
del Rosario
GAUDIOSI il lunedì e il sabato.
DOLOROSI il martedì e il venerdì.
GLORIOSI il mercoledì e la domenica.

rose della Madonna
Rose della Madonna di Fatima
Come recitare il Rosario
Il Segno della croce sul crocifisso e Invocazione iniziale "O Dio vieni a salvarmi".
Un Padre Nostro sul primo grano grosso.
Una Ave Maria su ciascuno dei tre grani piccoli per la fede, la speranza e la carità.
Il Gloria al Padre sul successivo grano grosso.
La preghiera di Fatima "Gesù mio" sul grano grosso.
Enunciazione del Mistero sul grano grosso e il Padre Nostro.
L' Ave Maria su ognuno dei successivi 10 grani piccoli
Dopo ogni decina di Ave Maria, si recita il Gloria al Padre e la preghiera di Fatima "Gesù mio". Poi si prosegue come al 6.
Il Salve Regina alla fine del Rosario, e poi il Segno della Croce per concludere.
In aggiunta si può anche recitare un Pater, Ave, Gloria per le intenzioni del Santo Padre e anche l'atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria.
Carissimi recitatelo con tutto il tuo cuore... e vedrete i frutti.
Ave Maria!
Maria Maistrini

mercoledì 8 luglio 2009

Oggi 9 luglio Santa Veronica Giuliani :Conflitto tra carne e spirito

La straordinaria figura di
S.Veronica Giuliani

clarissa cappuccina - 3

Sonia Andreoli

Il componimento che riportiamo di seguito si commenta da solo per chi ha meditato sull’eterno conflitto tra la “carne” e lo spirito, di cui ha parlato ampiamente San Paolo: “La carne ha desideri contrari allo Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari alla carne. Queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste” (Galati 5, 17-18) ed ancora: “Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me…” (Romani 7, 21-22).

Il diario di Santa Veronica è gremito di scritti su quest’argomento, soprattutto sugli innumerevoli combattimenti del suo intimo, finiti con la vittoria della sua santità, frutto dell'azione dello Spirito Santo. La composizione che segue venne da lei redatta mentre svolgeva le faccende domestiche da giovinetta, e fu recitata, nel tempo di preparazione alla quaresima, insieme alla sua consorella suor Chiara Felice.

Combattimento fra l’umanità e lo Spirito

1. Spirito: O dolce mio Signore,
voglio star dentro al tuo Cuore.

Umanità: e tocca penare
e star tra mille pene.

2. Spirito:Giesù mio caro Bene,
se posso in te posarmi
di nulla io vo curarmi.

Umanità: Mi sento consumare
non so dove posare.

3. Spirito: Il riposo che bramo io
non lo trovo altro che in Dio.

Umanità: Tra croci e tra dolori
non trovo mai ristori.

4. Spirito: Tra croci e patimenti
io trovo i miei contenti.

Umanità: O poverina me!
Non è niun per me.

5. Spirito: Che cosa importa a te?
Mentre io sto nel mio centro
non vò pensare a te.

Umanità: Già mi avveggo bene io
che tu mi hai già lasciata,
afflitta e sconsolata.

6. Spirito: Io dico: Davvero
facciamo un poco i patti
di far poche parole
e molti fatti.

Umanità: I patti che vò fare:
non vò che tu mi privi di parlare,
che qui trovo ristoro.

7. Spirito: Già m’avveggo del tuo errore:
che per il tuo ciarlare
mi levi dal Signore.

Umanità: Sto qui com’in prigione,
rinchiusa tra queste mura,
e poi ho da stentare.

8. Spirito: Tu mi vuoi rovinare
con tanti ciarlamenti;
non do retta ai tuoi lamenti,
in Dio vò sempre stare.

Umanità: Ora mi veggo morta,
mentre tu mi fai guerra,
senza nessun conforto.

9. Spirito: Non occorr lamentarsi:
ti vò ben flagellare;
cheto cheto voglio stare.

Umanità: S’aggiungono sempre pene:
Oh! Che sarà di me!

10. Spirito: Cosa importa a te?
Se immerso sto in Dio,
lì solo è il mio desìo.

Umanità: Se tu mi dai licenza,
pigliarò un po’ di ristoro
per aver maggior vigore;
ma per tutto trovo assenzio.

11. Spirito: O dolce vivanda
é il patir che Dio ci manda!

Umanità: Con tante tue astinenze
tu mi fai consumare;
farò da te partenza;
or lasciami un po’ stare.

12. Spirito: Oh! Non sai quel che tu fai:
se stai senza di me,
tu morirai.

Umanità: Io ho poca sanità,
e tu, senza pietà,
mi fai faticare.

13. Spirito: Ohimè, come tu sei!
Dirò a Giesù, mio bene,
che mi aggiunga più pene.

Umanità: Se mi dai riposo,
mi dai un letto duro
che appena si può stare.

14. Spirito: Anzi, da qui avanti
ti vò far dire il vero:
or muta un po’ pensiero,
seguimi avanti.

Umanità: Questo ruvido sacco
fa ben scorticare,
e tu non hai pietà.

15. Spirito: Non do mente ai tuoi deliri:
tu mi vuoi rovinare con tanto dire.

Umanità: Sai quel ch’io ti dico?
Se mi vuoi contentare,
seguita il mio parere, non dubitare.

16. Spirito: Tu sai quel che tu dici:
però inviti me.
Or lasciami un po’ patire:
non importa a me di te.

Umanità: Or m’avveggo che a poco a poco
mi vuoi mettere nel fuoco
a consumar. Ohimè, come ho da fare!

17. Spirito: Se tu mi vuoi venire,
ti metterò sovente
nella fornace ardente
del patire.

Umanità: Tu sei molto costante:
or tirami avanti,
teco verrò.


18. Spirito: Non mi fido di te:
tu sei ingannatrice.
Or resta un po’ da te.

Umanità: Se tu mi dici il vero
che soave è il patire,
verrò dietro di te;
se no, mi fai morire.

19. Spirito: Ora non dubitare
la morte che hai da fare:
non hai pensare a te,
il dominio ha da stare
sopra di me.

Umanità: Io son pronta al tuo comando,
fa di me quel che tu vuoi,
non voglio andare piè errando.

20. Spirito: Non voler dubitare:
sta pure allegramente,
che ti darò contento.

Umanità: Aggiungi penitenze,
cerca pur travagli e pene,
che tutto sarà poco
pel sommo eterno Bene.

21. Spirito: Ora prendo dominio, e ti comando:
seguimi pure senza nessun timore;
ti vò menare al Cor di tutti i core.

Umanità: Io mi fido di te:
mi soggetto per morta,
non m’importa
a me di me.

22. Spirito: Or lascia indietro l’Io,
se vuoi venire a Dio.

Umanità: Sento che si lamenta,
non vuol restare addietro,
vorrebbe venir meco.

23. Spirito: Non vò che ci rovini.
Or lascialo un po’ stare;
seguita pure, non dubitare.

Umanità: Or senti il gran clamore?

24. Spirito: Lascialo pur ciarlare.
Umanità: Digli quattro parole.

25. Spirito: Questo lo voglio fare.
Umanità: Sgridalo pur bene.

26. Spirito: Or sai quel che ti dico?
Tu sei il traditore e mio nemico.

Umanità: Tu mi hai pur detto il vero;
che tra tormenti e pene
si trova il vero bene.

27. Spirito: Tra croci e patimenti
si provan gran contenti.

Umanità: Or vi lascio, piaceri terreni,
siete vani e menzogneri;
non mi cercate più,
perché io vado a Giesù

28. Spirito: Or così tu devi fare:
a me piace il santo zelo.
Orsù, dunque, andiamo al cielo!

Umanità: Addio, mondo, coi tuoi seguace:
io ti lascio e resto in pace.

29. Spirito: Finchè stai in questo terra
proverai una gran guerra:
grida pur, ma sempre più:
tutto è poco per Giesù!

Umanità: Or che ho trovato il vero Amore,
sento ormai che a questo core
il patir, benché sia amaro,
li par dolce e assai caro.

30. Spirito e Umanità: Su dunque, con allegrezza,
andiam con gran prontezza
collassù nell’ampio polo
lì fermiamo il nostro volo.

Durante il processo di canonizzazione, proprio gli stessi confessori che l’avevano messa a dura prova, furono i più strenui sostenitori delle sue virtù.

Non poterono che affermare con la loro testimonianza la veridicità dei miracolosi segni portati da Veronica nel suo corpo : la ferita nel costato, la corona di spine, le Stigmate, ed anche i segni della Passione impressi nel suo cuore e fatti da lei disegnare da una sua consorella, trovarono riscontro nell’autopsia.

Nonostante i segni "esteriori", che contribuivano a farla apparire un essere speciale, quello che ha inciso sulla sua figura di mediatrice e, soprattutto, di vittima immolata per la salvezza degli altri, era il suo desiderio di far provare a tutte le anime un amore per Dio tanto immenso da indurle a servirlo e ad allontanarsi dal peccato.

La Ven.Maria Laurentia Longo, fondatrice delle Clarisse Cappuccine e fondatrice dell'Ospedale "Incurabili" di Napoli, dove per circa 25 anni lavorò S.Giuseppe Moscati.

Tutte le sue azioni, infatti, le compiva "a maggior gloria di Dio", cercando di abolire, riconoscendole ed enfatizzandole, anche le minime sue colpe, inducendo le sue consorelle a seguire il suo comportamento, non mortificandole con le parole, ma agendo sempre in modo umile e dolce, spingendo il loro spirito ad elevarsi.

Ci sarebbe molto altro da dire sul conto della nostra santa, che in 57 anni di vita, ha dato l’esempio di come si possa amare Dio ed il prossimo fino al punto di annullare completamente se stessi, ma già è stato fatto in altri testi ed esulerebbe da questo lavoro. Ci si limiterà ad esporre qualcosa in merito ai suoi scritti ed al momento in cui lasciò questa terra per unirsi, finalmente, al suo Sposo Divino.

Come già si è detto, il voluminoso diario da lei redatto è la testimonianza più importante di tutta la sua esistenza e comprende anche numerose lettere (di cui alcune non sono reperibili in quanto vennero utilizzate come reliquie) e varie poesie spirituali, nelle quali viene ancora una volta sottolineato il suo "folle", "bruciante" ed "ardente" amore per Dio.

Il tutto risulta affascinante perché è scritto con grande semplicità, senza avere la pretesa di essere un trattato filosofico e, per il suo grande valore spirituale, si vorrebbe eleggerla dottore della chiesa, al pari di Santa Caterina da Siena.

Come le aveva predetto Gesù, dopo 33 giorni di terribile agonia, lasciò questa terra la sera del 9 luglio del 1727, chiedendo finanche il consenso di morire al suo confessore, per dimostrarsi obbediente fino all’ultimo momento…

Fu beatificata dal papa Pio VII l’8 giugno 1804 e canonizzata dal papa Gregorio XVI il 26 maggio 1839, dopo un lungo processo, necessario per esaminare minuziosamente tutti gli innumerevoli fenomeni mistici, evitando in tal modo che gli illuministi del secolo potessero accusare la chiesa di eccessiva credulità.

Le sue composizioni, di carattere mistico-ascetico, sono pregnanti dell'amore di Veronica per Gesù, dell’accettazione del patire per unirsi in tutto a Lui, e danno anche testimonianza del particolare rapporto che ella aveva avuto sin dall'infanzia con il suo amato Sposo: nel suo voluminoso diario sono raccolte molte testimonianze di visioni nelle quali Gesù le parla apertamente, mentre lei lo contempla estasiata e meravigliata di avere tanto onore.

"A Giesù"

Voglio chiodi e non carezze, voglio spine e non vò rose,
voglio croci e non dolcezze : quest’è il don di vostre spose !

Voglio mio caro Bene, tutto piaghe, o mio Giesù;
voglio morti e voglio pene, né mi curo di altro più.
Laus Deo.

[dal Diario di Santa Veronica Giuliani, vol X, p.645]

In questa poesia è palesata la sua brama di patire, ma, per poterne comprendere il significato, si deve ricollegare a tutto il suo diario, a tutta la sua vita di mistica che si offrì per l’espiazione dei peccati dell’intera umanità.

Non si deve confondere questo altruistico sentimento con del puro masochismo, o con l’essere insani di mente: qui non stiamo trattando, come è stato fatto da chi, per sua convinzione, non crede nei fenomeni sovrannaturali, un caso psichiatrico, ma, la realtà di una creatura che si è elevata al di sopra delle altre vivendo nell’amore per Dio e per il prossimo, riuscendo a sacrificare totalmente se stessa al fine di servire il Signore e di ottenere tanti benefici per gli altri.

Tutti noi, ognuno seguendo la strada che gli è più consona, potremmo lavorare per salvare l’umanità, facendole ritrovare il vero scopo della sua venuta sulla terra: servire Dio…

Ci troviamo nello spirito dell’Apostolato della Preghiera, i cui membri, offrendo quotidianamente, tutte le proprie azioni, le proprie sofferenze e le proprie gioie al Signore, fanno in modo che la loro esistenza acquisti un valore divino, dando, ovviamente, il giusto valore all’intervento dello Spirito Santo, come incoraggiava a fare il papa PaoloVI, ricordando, che senza la Sua grazia, nulla può avvenire.

Per quanto conti la nostra volontà, è sempre per grazia divina che si ottengono delle vere e proprie trasformazioni.

Viene spontaneo, anche avendo avuto solo qualche accenno sull' "universo spirituale" di Santa Veronica, considerare attentamente la celebre massima di spiritualità: “Per crucem ad lucem”, il che non pone l’accento solo sulle “croci” da dover portare per raggiungere la luce eterna, ma sulla grandiosità del bene al quale si giunge dopo questo percorso.

Un esempio di ciò può essere rappresentato dal fatto che, quando Veronica ricevette le sacre Stimmate, il 5 aprile 1697, il Signore le apparve in veste gloriosa: dalle Sue piaghe furono emanati i raggi di luce che aprirono in lei le sacre ferite, come per incidere nel suo animo la certezza che a tanto patire sarebbe stata corrisposta una sovrabbondante grazia.

Del resto, in più occasioni, alla domanda di Gesù in merito a quale fosse il suo più grande desiderio, Santa Veronica rispondeva immancabilmente: “Di mai separarmi da voi”; e possiamo essere sicuri che questo suo "sogno" è divenuto realtà non appena la Santa ha lasciato, il 9 luglio del 1727, questa dimensione terrena.

Concludendo…

In un’epoca come questa, nella quale ci si lamenta tanto che si siano persi " i veri valori", inseguendo falsi dei, la nostra Veronica, con l’offerta del suo immenso patire a Dio, ci porta a considerare quanto sia importante la nostra vita, se vista in un’altra chiave, se ricordiamo che le nostre azioni, se offerte al Signore, dalle più banali, a quelle più importanti, acquistano un valore divino.

Sarebbe auspicabile non essere disfattisti, accusando "l’epoca corrotta" del nostro vivere male : in ogni tempo ci sono state sempre le difficoltà, il dolore e tutto quello che anche oggi ci amareggia…ma, nonostante ciò, non sono mai mancate, anzi, a volte, sono state numerose, figure straordinarie come santa Veronica, che, dalle mura di un convento, ha contribuito a diffondere un grande messaggio salvifico : il valore della sofferenza e del vero amore per Dio.

Le ultime parole, che pronunziò rivolta ad un gruppo di suore, all’alba del 9 luglio 1727 furono: "L’amore si è fatto trovare! questa è la causa del mio patire: ditelo a tutte!" (Summarium p.114)

Spesso, presi dalle circostanze del vivere quotidiano, ci si dimentica la caratteristica essenziale di Dio : è amore infinito… non un Dio solo giudice e castigatore, come si rileva nell’Antico testamento, né tanto meno istigatore o fautore di guerre, come qualche fanatico si ostina a pensare…

Nell’Enciclica : "Deus caritas est", l’attuale Papa Benedetto XVI ha voluto ribadire proprio il concetto che Dio è amore, e, nel suo infinito amore, ci lascia liberi di corrispondere o meno a questo grande dono che ci dà, non ci obbliga ad amarlo, sta a noi decidere di seguirlo o meno… ma chi può, lucidamente decidere di rifiutare di entrare, tra le braccia di un Padre tanto amorevole…?!

Forse chi lo vede responsabile delle avversità che ha dovuto affrontare nel corso della sua esistenza terrena? Ma ecco quanto conta, in questo caso, il riflettere su figure come quelle di Santa Veronica Giuliani: non pensare al dolore come fine a sé stesso, ma per quello che é, cioè proiettato verso tutto un altro universo spirituale, che è poi reale. Ci piace pensare che anche oggi, magari nei luoghi più impensati, vivendo con grande umiltà, tante altre persone contribuiscono al disegno di Dio, sforzandosi di fare un vero cammino verso la santità di cui Santa Veronica, come tanti altri santi, è stata testimone.

Seconda parte

martedì 7 luglio 2009

Novena alla Madonna del Carmine 7/15 luglio

NOVENA ALLA MADONNA DEL CARMINE

PRIMO GIORNO

L'abitino del Carmine dono di Maria

1. - Siamo venuti a te, o Maria, perché vogliamo chiederti la grazia di accende­re nel nostro cuore la fiamma del divino amore per cominciare bene questa Nove­na che intendiamo compiere in tuo ono­re, a tua gloria e per il nostro profitto spi­rituale.

Il dono dello Scapolare è un tuo gesto materno per guidarci nella via dell'osser­vanza dei grandi impegni che richiedono da tutti noi l'amore totale a Dio e al pros­simo. Ave Maria.

2. - Tu, o Maria, sul Calvario hai offer­to Gesù tuo Figlio, per la salvezza degli uomini, e noi, a te consacrati mediante lo Scapolare, che cosa offriremo al Padre se non sapremo imitarti nel sacrificio di un pò di noi stessi per quanti son poveri, non amano, non godono, ma piangono e gemo­no a causa della povertà di spirito e del­la nudità del corpo? Salvaci, o Madre, per amore del tuo Figlio. Ave Maria.

3. - Non ci potremmo dire tuoi figli se non consacrassimo tutta la nostra vita per il trionfo dei diritti di Dio, che è no­stro Padre, e se non facessimo ogni sfor­zo per superare i nostri meschini senti­menti di antipatia e di ripulsa che ci im­pediscono, non solo di essere generosi verso gli amici, ma di sapere amare an­che i nostri nemici come Cristo ha ama­to noi. Ave Maria.

SECONDO GIORNO

L'abito del Carmine e i figli Prediletti di Maria

1. - Noi sappiamo bene, o Vergine Ma­ria del Carmelo, che è tanto grande il tuo amore per noi e per quanti portano il tuo Abito da chiamarci tuoi figli prediletti. Questa tua preferenza ci impegna se­riamente a non venire mai meno ai par­ticolari doveri che ne derivano. Ave Maria.

2. - Tu vuoi che il tuo Scapolare sia segno esterno di quell'abito interiore che è la Grazia, partecipazione reale della vita divina che è stata donata a noi con il santo Battesimo.

Ti preghiamo affinché non ci manchi mai il tuo patrocinio lungo il difficile svolgersi della vita e perché le avverse circostanze non ci allontanino dalla via che è Cristo. Ave Maria.

3. - Tu fa in modo che possiamo por­tare il tuo Abito ogni giorno senza mac­chia così da dimostrarti con una vita di virtù che vogliamo emergere su tutti gli uomini redenti da Gesù, tuo Figlio, non per vanità, ma per impegno di servizio con l'esempio e la santa emulazione. Ave Maria.

TERZO GIORNO

Il titolo di «figli» ci obbliga ad amare Maria

1. - O Madre del santo amore, chi po­trà mai ridire la tua benevolenza verso di noi per averci chiamati tuoi figli di­lettissimi? Noi non potremo mai ringra­ziarti abbastanza di questa tua predile­zione; ma se volesti essere con noi tanto generosa, fa che il bel nome di figli c'im­pegni a corrispondere meglio al tuo amo­re di Madre. Ave Maria.

2. - Se tu, o Maria, ci hai beneficato tanto è nostro dovere innalzare a te l'in­no della nostra gratitudine e ricambia­re amore con amore. Ma siccome far questo come si conviene non è facile al nostro cuore, tu infiammalo tanto da po­terti riamare almeno per quanto ci è possibile. Ave Maria.

3. - Il santo Abitino, o Maria, ci ricor­da le tue premure materne e ci spinge a ricambiarle con amore tenero e filiale; noi vogliamo continuare l'amore che Gesù ebbe qui in terra per te; vogliamo essere veramente tuoi figli. Ave Maria.

QUARTO GIORNO

Il titolo di figli di Maria ci obbliga, ad imitarla

1. - O Maria, madre di Dio e madre nostra amabilissima, a te ci rivolgiamo con filiale fiducia, implorandoti di assi­stere noi e i nostri cari con il tener lon­tano il male e il maligno, e con l'aiutar­ci a sventare le insidie e a respingerlo. Ave Maria.

2. - Con tutto il cuore ti chiediamo di ricondurre tutti noi che confidiamo in te, ad una perfetta riconciliazione con il tuo divin Figlio Gesù; e di farci speri­mentare la sua benevola provvidenza nelle difficoltà temporali e spirituali che ci preoccupano. Ave Maria.

3. - Vorremmo infine supplicarti di farci partecipi dell'amore di Gesù verso

di te e dell'amore che tu gli hai contrac­cambiato in terra e che continui ad esprimergli in cielo in nome nostro e di tutta la Chiesa. Ave Maria.

QUINTO GIORNO

L'Abitino del Carmine è difesa nei pericoli del corpo

l. - O Maria, tu sei veramente la più affettuosa fra tutte le mamme del mon­do, perché anche attraverso'il tuo santo Abitino ci hai ricolmato di favori e di grazie.

Non contenta di chiamarci alla tua se­quela hai voluto anche impegnarti a di­fenderci dai mali che ci tormentano sul­la terra. Ave Maria.

2. - Questa verità ci conforta nelle no­stre prove e ci rafforza nella certezza che il tuo Scapolare, o Maria, è realmen­te pegno della tua materna protezione e segno di salvezza nei pericoli del cor­po. Ave Maria.

3. - Nessuno potrà comprendere abba­stanza le grazie e i prodigi operati per mezzo del santo Abitino a favore di quanti lo indossano con filiale devozione.

Il nostro cuore si riempie di gioia al pensiero di essere in ogni tempo sotto il tuo patrocinio, o Vergine del Carme­lo, nostra Madre e nostra avvocata. Ave Maria.

SESTO GIORNO

L'Abitino del Carmine difesa dell'anima

1. - Il tuo Abitino, o Maria, è segno di salute, non solo del corpo, ma molto più dell'anima. O Vergine santa, la tua sollecitudine verso i nostri bisogni spi­rituali ci conferma che vuoi essere no­stra madre e ci fa crescere la fiducia nel­la tua sicura protezione. Ave Maria.

2. - Sono molti e potenti i nemici che da ogni parte ci combattono; tutto in noi è tumulto e preoccupazione sì che la pa­ce del cuore vien meno; eppure fiducio­si noi rivolgiamo lo sguardo a te, stella propizia del Carmelo. Ave Maria.

3. - Sotto la tua protezione troviamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprez­zare le nostre suppliche, ma guarda a noi che siamo nella prova e liberaci da ogni pericolo: Vergine gloriosa e bene­detta. Ave Maria.

SETTIMO GIORNO

L'Abitino del Carmine è nostro conforto nel momento estremo

1. - Vergine singolare, fiore purissimo del Carmelo, la tua materna intercessio­ne presso il trono di Dio e il tuo amore per noi ci infondono piena fiducia che per tuo mezzo, le nostre preghiere sa­ranno esaudite da Gesù, tuo Figlio e no­stro salvatore. Ave Maria.

2. - Siccome tu conosci, madre mite, le difficoltà del nostro spirito e le tante prove dell'umana esistenza, speriamo di essere da te sollevati, soprattutto per il santo Scapolare che fra le tue mani ci appare « vero specchio di umiltà e di castità, compendio di modestia e sempli­cità, eloquente memoriale di vita cristia­na » e perché ci consacra a te Patrona, madre e sorella di tutti i devoti del Car­melo. Ave Maria.

3. - Concedi, o splendore del cielo, al­l'anima nostra, ferita dal peccato e re­denta dal sangue innocente di Gesù, l'ab­bondanza dei tuoi favori: Sui bisogni del­la Chiesa e del mondo, sulle nostre at­tuali necessità, su quelle di tutti i soffe­renti, sulle anime del purgatorio e sulle aridità di ognuno, scenda la luce del tuo conforto e della tua tenerezza materna.

O stella del mare, assistici in tutte le avversità della vita finché non ci vedrai salvi con te per tutti i secoli dei secoli. Ave Maria.

OTTAVO GIORNO

L'Abitino del Carmine abbrevia le pene del Purgatorio

1. - Vergine generosissima, quanto su­perano la nostra capacità di conoscere

e perfino i nostri desideri le preferenze di affetto che tu hai verso i devoti del Carmine!

Non contenta d'assisterli e protegger­li continuamente in vita e in morte vuoi prenderti speciale cura di loro anche nel purgatorio. Ave Maria.

2. - Allorché passiamo da questo mon­do la memoria di noi rimane nel cuore dei cari che lasciamo in terra, ma non sempre essi si ricordano di noi per sol­levarci dalle sofferenze del purgatorio; tu invece ci guardi con occhio amoroso e così, nella penosa attesa, potremo ri­correre sicuri a te per averne soccorso. Ave Maria.

3. - O Madre premurosa, se il ricordo dei debiti contratti con Dio porta con se un grande timore in un'anima cristia­na che sa di doverli scontare nel purga­torio, possiamo rallegrarci noi devoti del Carmine, e confidare in te che mitighe­rai le pene e ci ricondurrai al più pre­sto con te in cielo liberi e salvi per l'e­ternità. Sia benedetto il tuo Scapolare che ci rende figli di una madre così pie­tosa. Ave Maria.

NONO GIORNO

L'Abitino del Carmine segno di Consacrazione a Maria

1. - O Maria, Madre e decoro del Car­melo, a te consacro oggi la mia vita, qua­le tributo di gratitudine per le grazie che, attraverso la tua intercessione, ho rice­vuto da Dio.

Tu guardi con particolare benevolen­za coloro che devotamente portano il tuo Scapolare: ti supplico perciò di sostene­re la mia fragilità con le tue virtù, d'illu­minare con la tua sapienza le tenebre del­la mia mente, e di ridestare in me la fe­de, la speranza e la carità, perché possa ogni giorno crescere nell'amore di Dio e nella devozione verso di te. Ave Maria.

2. – Il santo Scapolare richiami su di me lo sguardo tuo e la tua protezione nella lotta quotidiana, sì che possa rimanere fedele al Figlio tuo Gesù e a te, evi­tando il peccato e imitando le tue virtù. Desidero vivere in unione con il tuo spi­rito, offrire a Dio per le tue mani, tutto il bene che mi riuscirà di compiere con il tuo aiuto; e la tua bontà mi impetri il perdono dei peccati ed una più sicura fedeltà al Signore. Ave Maria.

3. - O Madre amabilissima, il tuo amo­re mi ottenga che un giorno sia conces­so anche a me di mutare il tuo Scapola­re con l'eterna veste nuziale e abitare con te e con i Santi del Carmelo nel regno beato del tuo Figlio. Ave Maria.

lunedì 6 luglio 2009

Signore liberami da me stesso

SIGNORE, LIBERAMI DA ME STESSO

Signore, mi senti?

Soffro tremendamente.

Asserragliato in me stesso,

Prigioniero di me stesso.

Non sento che la mia voce,

Non vedo che me stesso,

E dietro di me non v’è che sofferenza.

Signore, mi senti?

Liberami dal mio corpo, che è tutto brama, e tutto quello che tocca con i suoi innumerevoli grandi occhi, con le sue mille mani tese, è solo per coglierlo e cercare di calmare la sua insaziabile fame.

Signore, mi senti?

Liberami dal mio cuore, tutto gonfio di amore, ma, mentre credo di amare pazzamente, intravedo rabbioso che ancora amo me stesso nell’altro.

Signore, mi senti?

Liberami dal mio spirito, pieno di se stesso, delle sue idee, dei suoi giudizi; non sa dialogare, perché non lo colpisce altra parola fuorché la sua.

Solo, mi annoio, mi detesto, mi disgusto,

E mi rigiro nella mia sudicia pelle come il malato nel suo letto bruciante da cui vorrebbe scappare.

Tutto mi sembra brutto, mostruoso, senza luce,
... perché non posso veder nulla se non attraverso me.

Mi sento disposto ad odiare gli uomini ed il mondo intero,
... per dispetto, perché non li posso amare.

Vorrei uscire,
Vorrei camminare, correre verso un altro paese.

So che esiste la GIOIA, l’ho vista raggiare sui volti.
So che brilla la LUCE, l’ho vista illuminare gli sguardi.

Ma Signore, non posso uscire, insieme amo e odio la mia prigione,
Perché la mia prigione sono io

Ed io mi amo,
Mi amo, o Signore, e mi faccio ribrezzo.

Signore, non trovo neppure più la porta di casa mia.

Mi trascino tastoni, accecato,
Urto nelle mie stesse pareti, nei miei propri limiti,

Mi ferisco

Ho male

Ho troppo male, e nessuno lo sa, perché nessuno è entrato in casa mia.

Sono solo, solo.

Signore, Signore, mi senti?

Signore, indicami la mia porta,
prendi la mia mano,
Apri
Indicami la Via,
La via della GIOIA, della LUCE.

... Ma ...

Ma, o Signore, mi senti Tu?

Figliuolo, Io ti ho sentito.

Mi fai compassione.

Da tanto tempo spio le tue imposte chiuse, aprile,
la Mia luce ti rischiarerà.

Da tanto tempo Io sono davanti al tuo uscio sprangato, aprilo,
Mi troverai sulla soglia.

Io ti attendo, gli altri ti attendono,
Ma bisogna aprire,

Ma bisogna uscire da te.

Perché rimanere prigioniero di te stesso?

Sei libero.

Non ho chiuso Io la tua porta,
Non posso riaprirla Io,

... perché sei tu dall’interno a tenerla solidamente sprangata.


A V E M A R I A !!!!!