Tutti i bimbi sono angeli

Powered by it.groups.yahoo.com

mercoledì 8 luglio 2009

Oggi 9 luglio Santa Veronica Giuliani :Conflitto tra carne e spirito

La straordinaria figura di
S.Veronica Giuliani

clarissa cappuccina - 3

Sonia Andreoli

Il componimento che riportiamo di seguito si commenta da solo per chi ha meditato sull’eterno conflitto tra la “carne” e lo spirito, di cui ha parlato ampiamente San Paolo: “La carne ha desideri contrari allo Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari alla carne. Queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste” (Galati 5, 17-18) ed ancora: “Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me…” (Romani 7, 21-22).

Il diario di Santa Veronica è gremito di scritti su quest’argomento, soprattutto sugli innumerevoli combattimenti del suo intimo, finiti con la vittoria della sua santità, frutto dell'azione dello Spirito Santo. La composizione che segue venne da lei redatta mentre svolgeva le faccende domestiche da giovinetta, e fu recitata, nel tempo di preparazione alla quaresima, insieme alla sua consorella suor Chiara Felice.

Combattimento fra l’umanità e lo Spirito

1. Spirito: O dolce mio Signore,
voglio star dentro al tuo Cuore.

Umanità: e tocca penare
e star tra mille pene.

2. Spirito:Giesù mio caro Bene,
se posso in te posarmi
di nulla io vo curarmi.

Umanità: Mi sento consumare
non so dove posare.

3. Spirito: Il riposo che bramo io
non lo trovo altro che in Dio.

Umanità: Tra croci e tra dolori
non trovo mai ristori.

4. Spirito: Tra croci e patimenti
io trovo i miei contenti.

Umanità: O poverina me!
Non è niun per me.

5. Spirito: Che cosa importa a te?
Mentre io sto nel mio centro
non vò pensare a te.

Umanità: Già mi avveggo bene io
che tu mi hai già lasciata,
afflitta e sconsolata.

6. Spirito: Io dico: Davvero
facciamo un poco i patti
di far poche parole
e molti fatti.

Umanità: I patti che vò fare:
non vò che tu mi privi di parlare,
che qui trovo ristoro.

7. Spirito: Già m’avveggo del tuo errore:
che per il tuo ciarlare
mi levi dal Signore.

Umanità: Sto qui com’in prigione,
rinchiusa tra queste mura,
e poi ho da stentare.

8. Spirito: Tu mi vuoi rovinare
con tanti ciarlamenti;
non do retta ai tuoi lamenti,
in Dio vò sempre stare.

Umanità: Ora mi veggo morta,
mentre tu mi fai guerra,
senza nessun conforto.

9. Spirito: Non occorr lamentarsi:
ti vò ben flagellare;
cheto cheto voglio stare.

Umanità: S’aggiungono sempre pene:
Oh! Che sarà di me!

10. Spirito: Cosa importa a te?
Se immerso sto in Dio,
lì solo è il mio desìo.

Umanità: Se tu mi dai licenza,
pigliarò un po’ di ristoro
per aver maggior vigore;
ma per tutto trovo assenzio.

11. Spirito: O dolce vivanda
é il patir che Dio ci manda!

Umanità: Con tante tue astinenze
tu mi fai consumare;
farò da te partenza;
or lasciami un po’ stare.

12. Spirito: Oh! Non sai quel che tu fai:
se stai senza di me,
tu morirai.

Umanità: Io ho poca sanità,
e tu, senza pietà,
mi fai faticare.

13. Spirito: Ohimè, come tu sei!
Dirò a Giesù, mio bene,
che mi aggiunga più pene.

Umanità: Se mi dai riposo,
mi dai un letto duro
che appena si può stare.

14. Spirito: Anzi, da qui avanti
ti vò far dire il vero:
or muta un po’ pensiero,
seguimi avanti.

Umanità: Questo ruvido sacco
fa ben scorticare,
e tu non hai pietà.

15. Spirito: Non do mente ai tuoi deliri:
tu mi vuoi rovinare con tanto dire.

Umanità: Sai quel ch’io ti dico?
Se mi vuoi contentare,
seguita il mio parere, non dubitare.

16. Spirito: Tu sai quel che tu dici:
però inviti me.
Or lasciami un po’ patire:
non importa a me di te.

Umanità: Or m’avveggo che a poco a poco
mi vuoi mettere nel fuoco
a consumar. Ohimè, come ho da fare!

17. Spirito: Se tu mi vuoi venire,
ti metterò sovente
nella fornace ardente
del patire.

Umanità: Tu sei molto costante:
or tirami avanti,
teco verrò.


18. Spirito: Non mi fido di te:
tu sei ingannatrice.
Or resta un po’ da te.

Umanità: Se tu mi dici il vero
che soave è il patire,
verrò dietro di te;
se no, mi fai morire.

19. Spirito: Ora non dubitare
la morte che hai da fare:
non hai pensare a te,
il dominio ha da stare
sopra di me.

Umanità: Io son pronta al tuo comando,
fa di me quel che tu vuoi,
non voglio andare piè errando.

20. Spirito: Non voler dubitare:
sta pure allegramente,
che ti darò contento.

Umanità: Aggiungi penitenze,
cerca pur travagli e pene,
che tutto sarà poco
pel sommo eterno Bene.

21. Spirito: Ora prendo dominio, e ti comando:
seguimi pure senza nessun timore;
ti vò menare al Cor di tutti i core.

Umanità: Io mi fido di te:
mi soggetto per morta,
non m’importa
a me di me.

22. Spirito: Or lascia indietro l’Io,
se vuoi venire a Dio.

Umanità: Sento che si lamenta,
non vuol restare addietro,
vorrebbe venir meco.

23. Spirito: Non vò che ci rovini.
Or lascialo un po’ stare;
seguita pure, non dubitare.

Umanità: Or senti il gran clamore?

24. Spirito: Lascialo pur ciarlare.
Umanità: Digli quattro parole.

25. Spirito: Questo lo voglio fare.
Umanità: Sgridalo pur bene.

26. Spirito: Or sai quel che ti dico?
Tu sei il traditore e mio nemico.

Umanità: Tu mi hai pur detto il vero;
che tra tormenti e pene
si trova il vero bene.

27. Spirito: Tra croci e patimenti
si provan gran contenti.

Umanità: Or vi lascio, piaceri terreni,
siete vani e menzogneri;
non mi cercate più,
perché io vado a Giesù

28. Spirito: Or così tu devi fare:
a me piace il santo zelo.
Orsù, dunque, andiamo al cielo!

Umanità: Addio, mondo, coi tuoi seguace:
io ti lascio e resto in pace.

29. Spirito: Finchè stai in questo terra
proverai una gran guerra:
grida pur, ma sempre più:
tutto è poco per Giesù!

Umanità: Or che ho trovato il vero Amore,
sento ormai che a questo core
il patir, benché sia amaro,
li par dolce e assai caro.

30. Spirito e Umanità: Su dunque, con allegrezza,
andiam con gran prontezza
collassù nell’ampio polo
lì fermiamo il nostro volo.

Durante il processo di canonizzazione, proprio gli stessi confessori che l’avevano messa a dura prova, furono i più strenui sostenitori delle sue virtù.

Non poterono che affermare con la loro testimonianza la veridicità dei miracolosi segni portati da Veronica nel suo corpo : la ferita nel costato, la corona di spine, le Stigmate, ed anche i segni della Passione impressi nel suo cuore e fatti da lei disegnare da una sua consorella, trovarono riscontro nell’autopsia.

Nonostante i segni "esteriori", che contribuivano a farla apparire un essere speciale, quello che ha inciso sulla sua figura di mediatrice e, soprattutto, di vittima immolata per la salvezza degli altri, era il suo desiderio di far provare a tutte le anime un amore per Dio tanto immenso da indurle a servirlo e ad allontanarsi dal peccato.

La Ven.Maria Laurentia Longo, fondatrice delle Clarisse Cappuccine e fondatrice dell'Ospedale "Incurabili" di Napoli, dove per circa 25 anni lavorò S.Giuseppe Moscati.

Tutte le sue azioni, infatti, le compiva "a maggior gloria di Dio", cercando di abolire, riconoscendole ed enfatizzandole, anche le minime sue colpe, inducendo le sue consorelle a seguire il suo comportamento, non mortificandole con le parole, ma agendo sempre in modo umile e dolce, spingendo il loro spirito ad elevarsi.

Ci sarebbe molto altro da dire sul conto della nostra santa, che in 57 anni di vita, ha dato l’esempio di come si possa amare Dio ed il prossimo fino al punto di annullare completamente se stessi, ma già è stato fatto in altri testi ed esulerebbe da questo lavoro. Ci si limiterà ad esporre qualcosa in merito ai suoi scritti ed al momento in cui lasciò questa terra per unirsi, finalmente, al suo Sposo Divino.

Come già si è detto, il voluminoso diario da lei redatto è la testimonianza più importante di tutta la sua esistenza e comprende anche numerose lettere (di cui alcune non sono reperibili in quanto vennero utilizzate come reliquie) e varie poesie spirituali, nelle quali viene ancora una volta sottolineato il suo "folle", "bruciante" ed "ardente" amore per Dio.

Il tutto risulta affascinante perché è scritto con grande semplicità, senza avere la pretesa di essere un trattato filosofico e, per il suo grande valore spirituale, si vorrebbe eleggerla dottore della chiesa, al pari di Santa Caterina da Siena.

Come le aveva predetto Gesù, dopo 33 giorni di terribile agonia, lasciò questa terra la sera del 9 luglio del 1727, chiedendo finanche il consenso di morire al suo confessore, per dimostrarsi obbediente fino all’ultimo momento…

Fu beatificata dal papa Pio VII l’8 giugno 1804 e canonizzata dal papa Gregorio XVI il 26 maggio 1839, dopo un lungo processo, necessario per esaminare minuziosamente tutti gli innumerevoli fenomeni mistici, evitando in tal modo che gli illuministi del secolo potessero accusare la chiesa di eccessiva credulità.

Le sue composizioni, di carattere mistico-ascetico, sono pregnanti dell'amore di Veronica per Gesù, dell’accettazione del patire per unirsi in tutto a Lui, e danno anche testimonianza del particolare rapporto che ella aveva avuto sin dall'infanzia con il suo amato Sposo: nel suo voluminoso diario sono raccolte molte testimonianze di visioni nelle quali Gesù le parla apertamente, mentre lei lo contempla estasiata e meravigliata di avere tanto onore.

"A Giesù"

Voglio chiodi e non carezze, voglio spine e non vò rose,
voglio croci e non dolcezze : quest’è il don di vostre spose !

Voglio mio caro Bene, tutto piaghe, o mio Giesù;
voglio morti e voglio pene, né mi curo di altro più.
Laus Deo.

[dal Diario di Santa Veronica Giuliani, vol X, p.645]

In questa poesia è palesata la sua brama di patire, ma, per poterne comprendere il significato, si deve ricollegare a tutto il suo diario, a tutta la sua vita di mistica che si offrì per l’espiazione dei peccati dell’intera umanità.

Non si deve confondere questo altruistico sentimento con del puro masochismo, o con l’essere insani di mente: qui non stiamo trattando, come è stato fatto da chi, per sua convinzione, non crede nei fenomeni sovrannaturali, un caso psichiatrico, ma, la realtà di una creatura che si è elevata al di sopra delle altre vivendo nell’amore per Dio e per il prossimo, riuscendo a sacrificare totalmente se stessa al fine di servire il Signore e di ottenere tanti benefici per gli altri.

Tutti noi, ognuno seguendo la strada che gli è più consona, potremmo lavorare per salvare l’umanità, facendole ritrovare il vero scopo della sua venuta sulla terra: servire Dio…

Ci troviamo nello spirito dell’Apostolato della Preghiera, i cui membri, offrendo quotidianamente, tutte le proprie azioni, le proprie sofferenze e le proprie gioie al Signore, fanno in modo che la loro esistenza acquisti un valore divino, dando, ovviamente, il giusto valore all’intervento dello Spirito Santo, come incoraggiava a fare il papa PaoloVI, ricordando, che senza la Sua grazia, nulla può avvenire.

Per quanto conti la nostra volontà, è sempre per grazia divina che si ottengono delle vere e proprie trasformazioni.

Viene spontaneo, anche avendo avuto solo qualche accenno sull' "universo spirituale" di Santa Veronica, considerare attentamente la celebre massima di spiritualità: “Per crucem ad lucem”, il che non pone l’accento solo sulle “croci” da dover portare per raggiungere la luce eterna, ma sulla grandiosità del bene al quale si giunge dopo questo percorso.

Un esempio di ciò può essere rappresentato dal fatto che, quando Veronica ricevette le sacre Stimmate, il 5 aprile 1697, il Signore le apparve in veste gloriosa: dalle Sue piaghe furono emanati i raggi di luce che aprirono in lei le sacre ferite, come per incidere nel suo animo la certezza che a tanto patire sarebbe stata corrisposta una sovrabbondante grazia.

Del resto, in più occasioni, alla domanda di Gesù in merito a quale fosse il suo più grande desiderio, Santa Veronica rispondeva immancabilmente: “Di mai separarmi da voi”; e possiamo essere sicuri che questo suo "sogno" è divenuto realtà non appena la Santa ha lasciato, il 9 luglio del 1727, questa dimensione terrena.

Concludendo…

In un’epoca come questa, nella quale ci si lamenta tanto che si siano persi " i veri valori", inseguendo falsi dei, la nostra Veronica, con l’offerta del suo immenso patire a Dio, ci porta a considerare quanto sia importante la nostra vita, se vista in un’altra chiave, se ricordiamo che le nostre azioni, se offerte al Signore, dalle più banali, a quelle più importanti, acquistano un valore divino.

Sarebbe auspicabile non essere disfattisti, accusando "l’epoca corrotta" del nostro vivere male : in ogni tempo ci sono state sempre le difficoltà, il dolore e tutto quello che anche oggi ci amareggia…ma, nonostante ciò, non sono mai mancate, anzi, a volte, sono state numerose, figure straordinarie come santa Veronica, che, dalle mura di un convento, ha contribuito a diffondere un grande messaggio salvifico : il valore della sofferenza e del vero amore per Dio.

Le ultime parole, che pronunziò rivolta ad un gruppo di suore, all’alba del 9 luglio 1727 furono: "L’amore si è fatto trovare! questa è la causa del mio patire: ditelo a tutte!" (Summarium p.114)

Spesso, presi dalle circostanze del vivere quotidiano, ci si dimentica la caratteristica essenziale di Dio : è amore infinito… non un Dio solo giudice e castigatore, come si rileva nell’Antico testamento, né tanto meno istigatore o fautore di guerre, come qualche fanatico si ostina a pensare…

Nell’Enciclica : "Deus caritas est", l’attuale Papa Benedetto XVI ha voluto ribadire proprio il concetto che Dio è amore, e, nel suo infinito amore, ci lascia liberi di corrispondere o meno a questo grande dono che ci dà, non ci obbliga ad amarlo, sta a noi decidere di seguirlo o meno… ma chi può, lucidamente decidere di rifiutare di entrare, tra le braccia di un Padre tanto amorevole…?!

Forse chi lo vede responsabile delle avversità che ha dovuto affrontare nel corso della sua esistenza terrena? Ma ecco quanto conta, in questo caso, il riflettere su figure come quelle di Santa Veronica Giuliani: non pensare al dolore come fine a sé stesso, ma per quello che é, cioè proiettato verso tutto un altro universo spirituale, che è poi reale. Ci piace pensare che anche oggi, magari nei luoghi più impensati, vivendo con grande umiltà, tante altre persone contribuiscono al disegno di Dio, sforzandosi di fare un vero cammino verso la santità di cui Santa Veronica, come tanti altri santi, è stata testimone.

Seconda parte